06 Febbraio 2025

Sommario

Il libro più venduto del presidente Trump del 1987 potrebbe essere il manuale della sua politica commerciale transazionale nel suo secondo mandato, come si è visto nella temporanea sospensione dei dazi concessa a Messico e Canada. Tuttavia, la Cina non è stata così fortunata, nonostante abbia indicato la volontà di negoziare. L'aumento del 10% delle tariffe è entrato in vigore il 4 febbraio e ha già scatenato ritorsioni. Se pienamente attuati, i dazi potrebbero costare alla Cina -0,3 punti percentuali di crescita del PIL nel 2026, anche se lo stimolo fiscale compenserà l'impatto. Il Messico e il Canada potrebbero affrontare una recessione, con un calo del PIL di -1,5-2,0 punti percentuali nel 2025-26. Anche se l'impatto potrebbe essere mitigato da un allentamento fiscale (soprattutto in Canada) l'inflazione statunitense sarebbe spinta sopra il 3%, chiudendo la porta a ulteriori tagli dei tassi della Fed quest'anno. Nel mirino i settori automotive, energia e agroalimentare. Trovare nuovi clienti e fornitori non è affatto semplice, e anche il reindirizzamento si rivelerà difficile, poiché gli accordi commerciali degli Stati Uniti richiederanno al paese di origine di "migliorare" o "trasformare" il prodotto per evitare le tariffe. In definitiva, l'impatto finale dipenderà da quanto le aziende possono accumulare scorte e da quanti riflessi possono sopportare sui loro margini.
Dazi simili sull'Europa potrebbero ridurre di quasi -1,0 punti percentuali la crescita del PIL sia nell'Eurozona che negli Stati Uniti nel periodo 2025-2026, con i prodotti farmaceutici, i macchinari e le attrezzature e l'auto che soffriranno di più in Europa. L'attenzione di Trump sulla riduzione del deficit commerciale con l'Europa renderà i negoziati più difficili, anche se ci aspettiamo alcuni accordi, ponendo le basi per una guerra commerciale contenuta con i mercati dei capitali che stanno già scontando un accordo commerciale. Sono probabili tariffe europee più basse sulle auto e sui prodotti agricoli statunitensi, insieme all'impegno per un aumento degli acquisti europei di esportazioni di energia e difesa statunitensi. Ma queste concessioni sarebbero comunque negative per l'Eurozona, e la prolungata incertezza influenzerà la fiducia economica, riducendo la crescita del PIL di -0,2 punti percentuali a circa l'1% nel 2025. La Germania si troverebbe in prima linea in uno scenario di guerra commerciale totale, con il rischio di un terzo anno consecutivo di recessione.
L'applicazione di una tariffa universale sulle importazioni statunitensi del 10%, potrebbe minacciare 80 miliardi di dollari di esportazioni dei mercati emergenti, e i partner con ampi deficit commerciali (Vietnam, Taiwan, India, Thailandia, Malesia) potrebbero risentirne in qualche modo. Alcuni potrebbero agire proattivamente tagliando anticipatamente i dazi all'importazione (ad esempio l'India) mentre altri potrebbero trarre vantaggio dal reindirizzamento. Ma gli effetti a catena dei dazi rappresentano una tempesta perfetta per i paesi con un'elevata esposizione al debito denominato in USD (Angola, Camerun, Egitto, Colombia, Perù, Cile, Messico). È probabile che i responsabili politici affrontino gli shock tariffari con un mix coordinato di misure fiscali, aggiustamenti monetari e interventi sul forex, ma non ci sarà un modo semplice per neutralizzare l'impatto composto.
L' aumento di 1 metro delle inondazioni fluviali riduce la crescita del reddito disponibile delle famiglie del -0,08% in media.
 
 
In Europa si sta gradualmente rafforzando lo slancio di crescita, anche se la Germania rimarrà un'eccezione, con l'economia che uscirà dalla recessione solo alla fine del 2024.
I cicloni tropicali (TC) sono tra gli eventi meteorologici estremi più distruttivi a livello globale e causano in media 43 morti e 78 milioni di dollari di danni economici al giorno. 

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